VILLA GUINIGI PARDINI, VILLA GUINIGI NEI BORGHI
E PALAZZO GUINIGI


Forti e potenti, ricchi mercanti

sono i Guinigi nella storia che va.

Palazzi e case, ville lussuose,

dettero impulso a nuove attività.

E perché Paolo, per trent’anni, si sa,

rimase a capo dell’intera città nel quattrocento.

A Matraia, Villa dei Guinigi,

detta poi Pardini, fu costruita là. Ma non si sa, più non si sa.

Confiscata, poi fu riacquistata

da altri discendenti quella villa là. Questo si sa, tutto si sa.

Si sa che poi Vincenzo ristrutturò,

e nel seicento un altro ristrutturò: più bella e grande.

Prima fu gotica, nel quattrocento,

ora lo stile è “Rinascimento”.

Ricco, ricco figlio di Francesco,

Paolo prese tutta quell’eredità,tutta per sé, solo per sé.

Quattro mogli con le loro doti;

anche quelle doti furono per sé,tutte per sé, solo per sé.

La bella Ilaria del Carretto, si sa,

rimase grande icona di fedeltà, giovane sposa.

Ilaria e Paolo nella leggenda,

per sempre insieme ancor, nella leggenda.

Forti e potenti, ricchi mercanti….……nel quattrocento.

Quante feste nella Villa ai Borghi,

oggi è un museo dentro la città, un centro di accoglienza già.

Stile gotico è così bella,

importante villa, anche teatro già,ed un collegio è stata già.

Le belle bifore e trifore sì,

in tanti secoli, ancora così …sulle facciate.

E’ bello il chiostro ancora, anche il giardino…

arte e cultura c’è nel tuo destino.

Sul palazzo dei Guinigi, svetta

la torre alberata sopra la città dal millequattrocento già.

E’ l’emblema di quella casata:

pensile giardino, originalità, a dominare la città.

Da torre bellica fu modificata,

anticipando il nuovo stile di vita: Rinascimento.

Ma quando Paolo fu poi scacciato

ed ogni avere suo fu confiscato……

ville, palazzi e quella torre là……

Ilaria e Paolo nella leggenda…per sempre insieme ancor, nella leggenda.

VILLA BURLAMACCHI, oggi ROSSI


Fu Burlamacchi, il combattente. Contro Firenze lui si armò.

Ma Carlo V con la sua gente, prese il ribelle e l’arrestò.

Nel‘548 a Milano lo decapitò

e lasua villa, confiscata, ai Gonzaga poi passò.

Per poco tempo passò…

Ché dai Gonzaga, poi, fu messa all’asta, però.

Nel tempo, la famiglia dei Santini acquistò

e fece dei lavori interni, ristrutturò,

decorazioni a fresco, al De Santi, ordinò.

Molto più bella la villa diventò…

Che belle sale sì decorate, illuminate da quei colori.

Son così ampie, sembrano chiese, così racchiuse in quei colori.

Ma nella Villa si ode qualcosa che non si sa,

una presenza che vola nell’aria… Chissà cos’è? Chissà che fa?

E’ la leggenda del fantasma, sì, di Burlamacchi, dicono così…

Fantasma :

“Il predominio di Firenze noi dobbiamo fermar !

Uniti noi, uniti agli altri, insieme alle altre città. Andiamo là !

Andiamo là, uniti là! Insieme agli altri, tutti a guerreggiar…

Ritornerò, per sempre ritornerò, a casa mia io vi spaventerò…

UAIUA UAIUO!

E quella villa, dopo Santini, Montecatini poi l’acquistò.

Fece lavori: la scala esterna a doppia rampa, lui ordinò.

Settecenteschi gli affreschi nel portico, ancora là.

Quelli all’interno son belli che ognuno apprezza già, apprezzerà…

Il cinema, il cinema ancora lo sa,

e gira, gira film,in quella villa lo fa.

La storia del fantasma forse intriga, chissà…...

Ma Burlamacchi ancora è quel nome che ha.

Per la leggenda il fantasma è là che urla ancora la sua libertà:

Fantasma :

“Il predominio di Firenze noi dobbiamo fermar !

Uniti noi, uniti agli altri, insieme alle altre città. Andiamo là !

Andiamo là, uniti là! Insieme agli altri, tutti a guerreggiar…

Ritornerò, per sempre ritornerò, a casa mia io vi spaventerò…

UAIUA UAIUO! …UAIUA UAIUO!

VILLA BALBANI, oggi DI PUCCIO


TIC TAC TIC TAC TIC TAC…

Questa è la villa dell’orologio, villa Balbani che fa tic tac…

TIC TAC TIC TAC TIC TAC…

Storia di una villa bella a Vicopelago, lassù.

Nel lontano cinquecento, Balbani costruì lassù

quando Giovanna Guidiccioni lui sposò.

Dimensioni son le stesse, fin da allora come è adesso,

con un porticato a tergo, ma semplice è l’ingresso.

Ma poi, qualcosa ai Balbani capitò…

Dopo un secolo, però, fu arricchita la facciata:

un frontone là sul tetto, con la punta e la voluta,

un orologio che fa TIC TAC TIC TAC TIC TAC…

Questa è la villa dell’Orologio, oggi Di Puccio, che fa

TIC TAC TIC TAC TIC TAC...

I Balbani ambasciatori, tanti i gonfalonieri,

porporati e segretari, tesorieri anche dei re,

commercianti e mercanti e banchieri e fabbricanti,

con l’Europa trafficanti: seta e zucchero perché.

Finanzieri, perché, e perfino dei re.

E la “Balbani” poi creò anche le banche, poi, creò.

Ed un secolo più tardi, per la figlia sua Lucrezia,

il padre gonfalonierefece subito notizia…….

che gran stupore per quella novità!

Fece costruire un bagno, la cisterna e la caldaia,

all’interno della villa, ché la figlia si sposava.

Che bel regalo, che grande novità.

Questa è la villa dell’Orologio, oggi Di Puccio che fa

TIC TAC TIC TAC TIC TAC…

I Balbani ambasciatori, tanti i gonfalonieri,

porporati e segretari, tesorieri anche dei re,

commercianti e mercanti e banchieri e fabbricanti,

alla Riforma tutti quanti aderirono, perché?

I Balbani, perché, luterani perché?

E la famiglia se ne andò, scappò in Europa e se ne andò.

Fu eresia quella condanna che arrivò…

I Ballbani ambasciatori……………..

Questa è la villa dell’Orologio, villa Balbani che fa tic tac……

TIC TAC TIC TAC TIC TAC…

VILLA ANTELMINELLI oggi MESCHI
E VILLA GUINIGI BRUGUIER


Tramava contro la Repubblica Bernardino Antelminelli nella villa.

Ma fu scoperto, così la Repubblica: arresto e sequestro della villa.

Fu condannato e fu decapitato…Eguale sorte, pei figli, fu deciso.

E nel seicento poi, la bella villa, da un Bottini fu venduta ad un Franciotti,

che restaurò per farla un po’ più bella, ristrutturò anche i giardini, tutti quanti.

Sul gran cancello lo stemma collocò. Che bell’ingresso al selvatico, però.

Antica è la famiglia Antelminelli,

più dei suoi avi tra tanti Castracani.

Potente, ma conobbe tempi brutti:

dalla Repubblica furono esiliati.

Case e palazzi abbattuti in città,

in quella piazza che Antelminelli, poi, si chiamerà.

Passò a Lelio Guinigi quella villa e incamerata poi da Elisa Bonaparte.

E poi scambiata con un’altra villa e residenza vescovile fu la sorte.

Un arcivescovo la siepe eliminò… Nuovi lavori un altro vescovo ordinò.

La bella villa di San Colombano è ancora bella, forse più di allora.

Fu trasformata nel tempo, piano piano, e fu allargata poi per essere dimora.

C’è ancor lo stemma del Vescovo sul muro, che fece fare i lavori di restauro.

Antelminelli, Bottini e poi Franciotti,

la bella villa passò di mano in mano.

Sappiamo cosa fece la Baciocchi.

Sappiamo poi che la prese in mano il Clero,

e residenza vescovile diventò.

Antelminelli “Villa del Vescovo”, poi, si chiamò.

Dopo lo scambio con la Mensa Vescovile, commissionò, Lelio Guinigi, un’altra villa.

A Camigliano alto, molto signorile, oggi Bruguier si chiama quella bella villa.

Sull’elegante porticato si erge su, la scala d’acqua con i vasi scende giù.

Che bella quella villa ottocentesca

ove si fa spettacolo e cultura.

L’estate, coi concerti, è sempre festa

tra la bellezza della villa e la natura.

A Camigliano, che bello lassù…

Dentro quel parco, Villa Bruguier com’è bella lassù,

lassù…lassù!

VILLA SANTINI TORRIGIANI


Cipressi svettanti di viali solenni ti portano là.

Barocco migliore di tutta la Toscana,

sulla facciata esplode la fastosità.

Le nicchie, colonne, arcate e balconate,

finestre incorniciate e quante statue, là.

Che bel ventaglio quella scalinata lieve,

svettano alte sul fastigio le volute.

Dal cinquecento, già, la famiglia dei Buonvisi:

Lucrezia, la marchesa, abitava là.

Fedifraga la sposa, amante di Arnolfini,

forse fu lei a volere quella morte lì:

Lelio fu ucciso proprio a Lucca, in città,

pagò Arnolfini, ma ancora non si sa.

Ma poi, nel seicento, un marchese l’acquistò:

l’ ambasciator di Lucca a Parigi, presso il Re.

Quel Nicolao Santini, amico del Re Sole,

che volle trasformarla in residenza adatta a un re.

Con un giardino all’italiana a partèrres

e grandi vasche di Le Notre come a Versailles, Versailles…

E un Teatro di Flora, giochi d’acqua e ancora

nella grotta dei venti.

Com’è bello il Ninfeo, così ricco ed austero,

forse il più, nei dintorni!

Le statue a monte della peschiera,

le gradinate che scendono a schiera…

Che giardino lassù!

Che belli gli affreschi, gli affreschi di Dandini:

battaglie delle Amazzoni e Aureliano, qua.

Le finte architetture in prospettiva di Scorzini,

le volte del salone ed altre volte, là.

Quanti spettacoli nell’attico-teatrino…

E che spettacolo, la vista sul giardino, da lassù.

E le piante dal mondo, da ogni parte del mondo,

nel giardino di Flora.

Un museo vegetale così ricco e speciale,

già da allora e ancora.

Quelle camelie di verde ed i fiori

con i profumi e tanti colori, a Camigliano lassù.

Vittoria Santini sposò Torrigiani due secoli fa.

 

VILLA OLIVA già BUONVISI


Nel cinquecento uno dei Buonvisi

volle una villa, la villa sulla piana.

Curò il progetto Matteo Civitali

per la facciata sormontata da un’altana,

per Ludovico Buonvisi, già.

Un bel loggiato di pietre di Matraia,

nell’edificio che si snoda su due piani.

I due saloni, entrambi così lunghi,

uno sull’altrosono così rari.

A San Pancrazio la costruirà.

Galò-galoppa, che bella scuderia,

curata e rinomata più di quella di Versailles.

Così il Re Sole mandò l’ambasciatore

che venne a constatare,dichiarando che:

“ La scuderia più bella che c’è”…

E’ bello il parco sui terrazzamenti,

con un boschetto di tanti lecci e poi

nelle fontane i pesci coi colori,

vari e diversi come le piante e i fiori,

le bicromie delle decorazioni.

In quel seicento un fatto rilevante,

quando era in vita Buonvisi il cardinale.

Vi organizzò una cosa assai importante,

così importante da essere speciale:

Un concistoro in quella villa là.

E venne il Papa insieme ai cardinali,

i vescovi e la corte perriunirsi lì.

In quei saloni immensie così rari

si tenne il concistoro con il Papa, lì:

Alessandro VII Della Rovere.

Nell’ottocento, con l’ultimo Buonvisi,

si estingue tutta la nobile famiglia.

In quella casa si alternano padroni

fino agli Oliva:i proprietari della villa.

Ma quell’evento non si scorda più…

E venne il Papa insieme ai cardinali,

i vescovi e la corte, tutti quanti lì.

In quei saloni immensie così rari,

solenne il Concistoro che vi si riunì:

diede alla villa la notorietà.

Famiglia antica, casata molto antica,

dal 1000 all’ ‘800 i Buonvisi in città:

potente e forte nobiltà lucchese

che nell’ ‘800, però, si estinguerà.

VILLA MANSI, già CENAMI, oggi SALOM


Di quell’antica società della Repubblica di Lucca,

sicuramente Villa Mansi è una rappresentanza giusta.

Bella e solenne a Segromigno in Monte,

affascinante, sempre più elegante.

Oh bella villa Benedetti, poi acquistata dai Cenami,

i quali, poi, commissionarono grandissimi lavori:

ampie arcate, arioso ilporticato,

bella la facciata sopra il colonnato.

Villa Cenami, ai Mansi dal seicento,

ma già dal cinquecento sul colle stavi là.

Trasformata dall’architetto Oddi

gran parte com’è oggi da tre secoli fa.

Con i giardini belli ed eleganti,

così sgargianti e romantici,

è a Segromigno sul colle lassù.

Villa famosa pei giardini progettati dal Juvarra,

per la facciata rinomata:elegante architettura.

Le scalinate avanti e dietro, poi quelle sculture sul portico, e poi…

Ed all’interno quegli affreschi nel salone sono belli,

attribuiti al neoclassico pittore Tofanelli.

Villa romantica, villa rinomata,

dalla Baciocchi molto apprezzata.

Villa Cenami, ai Mansi dal seicento………….

Villa Cenami, ai Mansi dal seicento,

ancora sei un incanto, romantica così.

Ché anche Lucida, signora dell’alcova,

non fu la sua dimora, ma torna sempre lì.

Tra quei giardini aleggia il suo fantasma,

in quelle notti più buie il suo fantasma,

tra le fontane e i labirinti…

Villa Cenami,a Segromigno, e poi Mansi, oggi Salom.

 

VILLA REALE DI MARLIA, oggi PECCI BLUNT


Villa Reale nel tempo che fu. Villa Reale, oggi Pecci Blunt.

Villa di Marlia, dei Buonvisi già,

ma dagli Orsetti fu rimessa a nuovo.

Dopo il seicentocinquantuno, si sa,

anche il giardino fu rimesso a nuovo.

Ma poi Elisa Bonaparte, lei,

costrinse Lelio degli Orsetti, poi, a vendere.

E Lelio protestò, le sue posate regalò: il costo dell’esproprio.

Villa di Elisa Bonaparte ormai.

Villa Reale col “Teatro di Verzura”.

Quanti spettacoli e feste, sai,

per principesse, re,regine e ancora.

In quel teatro Paganini si esibiva,

per l’emozione, la sovrana di Toscana, sempre sveniva.

Poi l’eco replicò, si ode ancora, replicò…

Suona violino nella notte, le corde sono rotte

dal tempo, ma nel tempo suoni ancora…

Suona, c’è ancora chi ti ascolta, le note di una volta

risuonano in Teatro di Verzura.

Suona per tutti quei reali, gli eventi eccezionali

che la Baciocchiamava. Suona ancora,

suona come facevi allora, di notte s’ode ancora

quell’eco che risuona… che risuona!

Dopo i francesi al Granducato passò.

Dal Granducato passò poi al re.

E poi a Carlo, principe di Capua,

Il cuifratello di quel regno era re.

Da Carlo al figlio: figlio “Principe Matto”,

talmente “matto” che si indebitò tutto…ma proprio tutto.

E la villa, alienata, messa all’asta fu venduta…perfino gli alberi.

“Principe Matto” veglia ancora su quella tua dimora

che ospitò i reali dall’Europa!

Dalla contessa Pecci Blunt la villa fu acquistata

e fu ristrutturataeancora…ancora …

Suona violino nella notte, le corde sono rotte

dal tempo, ma nel tempo suoni ancora…

suona come facevi allora, di notte s’ode ancora

quell’eco che risuona… che risuona!

Villa Reale nel tempo che fu. Villa Reale, oggi Pecci Blunt.

VILLA BERNARDINI


E’ scritto in un fregio sopra il portale

l’età della villa: il seicento.

In stile un po’ tardo rinascimentale

è ben conservata a Vicopelago.

Lassù, lassù sulla collina bella

in mezzo al verde, insieme all’altra villa,

a Vicopelago, lassù, la villa sta.

Sul prato anteriore, a forma di cuore,

due grandi sequoie svettano.

Sul retro il teatro, nel bosso scavato,

“Teatro Vegetale” è chiamato.

Un bell’esempio di arte topiaria,

con siepi e fiori che profumano l’aria,

ove il turista, ammirato, se ne sta.

Bernardino Bernardini, proprio quello,

di famiglia molto ricca e molto nota,

volle edificare là, sul colle bello,

con il portico a valle, la sua villa,

ch’ebbe modifiche poi, solo nel tempo,

ma piccoline così, di poco conto.

E nella limonaia le piante più rare.

Preziosa quella vasca stile impero.

Gli arredi diversi di epoche varie,

per ogni turista che richiamo!

Dai Bernardini, poi, la villa ai Bernardini.

Ancora oggi appartiene ai Bernardini,

con tanti stemmi di famiglia ancora là.

Bernardino Bernardini, proprio quello,

discendente di colui che dentro Lucca,

fece abbattere la chiesa per avere spazio

proprio innanzi all’ingresso del palazzo.

Ma quello stipite là, nella leggenda,

un testimone sarà di cosa orrenda.

Quante ville i Bernardini, quante ville!

La casata era già nota nel duecento.

Ma lassù ci son vissute le famiglie

Bernardini, da quel tempo fino a noi.

Quante ville i Bernardini, quante ville!

La casata era già nota nel duecento.

Ma lassù ci son vissute le famiglie

Bernardini, da quel tempo fino a noi.

VILLA BORRINI


A Sant’Andrea di Compito in collina,

casa colonica già dal quattrocento.

Nell’ottocento fu trasformata in villa;

tra quelle piante secolari è un incanto.

Che bella arte tra il sette e l’ottocento,

di coltivare le camelie come intento.

In quella villa si tramava per l’Italia;

quante coccarde, la stampa clandestina…

Mentre in giardino fioriva la camelia,

si complottava da sera alla mattina:

“Viva l’Italia, l’Italia di Mazzini!

Viva l’Italia di tutti gli Italiani”, si tramava così.

Fu la camelia il fiore di chi sentiva amore

per l’unità d’Italia:

coi nomi “Carbonara” , la “22 marzo”

e la “Bella Romana”.

Gli amatori e i turisti da ogni parte d’Italia

alla mostra dell’anno.

Storia, arte e cultura sulle antiche camelie,

per l’evento di marzo.

Oscar Borrini, con un braccio amputato,

scriveva musica, suonava ed era bravo.

E nellavilla ancora c’è quel piano,

che dai Puccini e i Catalaniera suonato.

Ida Borrini, sua sorella, era un soprano;

anche al San Carlo di Napoli ha cantato ed il teatro apprezzò.

E’ la camelia il fiore di chi ama il colore,

il bianco, rosso, il rosa…

Simbolo di eleganza e di raffinatezza,

Dumas diceva di “freddezza”.

Un sapore di tè che in Europa non c’è,

di camelia Sinensis.

Coltivata sul greto di un torrente del luogo

della chiusa Borrini.

L ’acqua è buona lassù, delle fonti lassù,

ma quel tè lo è di più.

Un sapore speciale di camelie sì rare,

solamente lassù.